La psicosi del brodo di cappone
Di Michele Serra
Più o meno ogni giorno, da mesi, gli esperti ci spiegano che ci si
può ammalare di aviaria solo attraverso il contatto diretto con un
uccello migratore ammalato. Sono stati individuati cinque modi
principali per contrarre il virus: 1. Leccare un cigno morto; 2.
Andare appositamente in Asia e voltolarsi nudi nella cacca di pollo
per almeno un'ora; 3 Inghiottire al volo un tordo crudo; 4. Pulire
con la lingua un cornicione imbrattato dai piccioni; 5. Limonare con
un barbagianni. In Asia il virus è endemico tra gli uccelli di ogni
tipo da una diecina d'anni, ma sono morte solo poche decine di
persone, in condizioni igieniche pessime e tutte a causa di uno dei
comportamenti sopra descritti.
Statisticamente, è molto più facile morire per un incidente domestico
che per l'aviaria: ciononostante la gente crede che una casa senza
crocchette di pollo e con la canna fumaria intoppata sia un luogo
protetto. E che tenere in giardino due rottweiler nevropatici sia
molto più sicuro che avere una gallina.
È in questo clima che in Italia dilaga la psicosi del pollo assassino.
Milioni di consumatori sono convinti che i petti di pollo, il brodo
di cappone e le uova sode uccidano all'istante non solo chi li
mangia, ma anche chi li nomina. Questa pollofobia non ha alcun
interesse per i virologi, ma appassiona gli studiosi di psicologia di
massa.
La domanda che è alla base di questa disciplina venne formulata, alla
fine dell'Ottocento, dal medico tedesco Otto Trauber, nel suo famoso
saggio 'Ma la gente, è cretina?'. Trauber aveva studiato a lungo la
credenza popolare secondo la quale, se una donna con le mestruazioni
tocca una pianta, la fa appassire. Fece un esperimento: chiese a
cento donne mestruate di toccare un mazzo di fiori. Il mazzo,
ovviamente, non appassì, ma la centesima donna, un'obesa di
Düsseldorf, inciampò avvicinandosi al vaso e schiacciò i fiori. Al
dottor Trauber apparve chiaro che l'esperimento aveva dimostrato
empiricamente ciò che anche la logica suggerisce: e cioè che non
esiste rapporto tra mestruazioni e stato di salute della flora. Ma le
protagoniste dell'esperimento non furono di questo parere: vedendo i
fiori schiacciati, si considerarono colpevoli collettivamente del
triste epilogo, piansero a lungo e picchiarono duramente il dottor
Trauber perché le aveva indotte a rovinare dei fiori così belli.
Trauber elaborò il suo postulato scientifico più celebre: 'La gente
crede solo a quello in cui vuole credere', che è il titolo del suo
secondo saggio. Il terzo, scritto poco prima di morire, era un
malinconico testamento scientifico: 'Questi qui non la capiscono
neanche se gliela ficchi in testa a martellate', accolto severamente
dalla critica del tempo che giudicava l'opera di Trauber antipopolare
e contraria allo spirito positivista dell'epoca.
Al di là delle controverse teorie di Trauber, non c'è dubbio che
diversi accadimenti, dalla sua morte ai giorni nostri, avvalorano
almeno una parte delle sue conclusioni. Comportamenti e convinzioni
privi di qualunque supporto razionale (come la paura di contrarre
l'aviaria mangiando pollo) hanno spesso larghissima diffusione.
Dall'idea che esista davvero l'impero sommerso di Atlantide, con i
tritoni, le sirene e tutto il resto, all'idea, ancora più pazzesca,
che esista la Padania. Dagli avvistamenti degli Ufo soprattutto sui
cieli che sovrastano le birrerie e i pub, al miracolo economico
previsto dal governo italiano. Dalla convinzione che le piramidi
siano state erette dagli alieni, a quella che la mafia riuscirà
finalmente a costruire il ponte sullo Stretto.
"La gente", scriveva Trauber nel suo diario, "crede nelle cose più
assurde, e lo scienziato vedrà sempre le sue confutazioni razionali
infrangersi contro il muro della credulità. Per questo lo scienziato
è triste, e la gente è contenta".