giovedì 23 marzo 2006

Torino, esterno giorno: domenica ore 8:25

Questa sensazione non la provava da un po'. L'aria fresca che gli arriva in faccia uscendo al portone fa più effetto del caffé preso ormai più di un quarto d'ora fà. E comunque gli piace.
Passeggiare sotto i portici a Torino, di mattina, in pieno giugno, dopo una notte piovosa che ha lasciato sì qualche pozzanghera, ma anche un cielo terso e limpido come l'aria fresca che si sente camminando all'ombra, è qualcosa che non scorderai mai.

In quegli stessi giorni, lui lo sa, lo stesso sole che lo colpisce e comincia appena a riscaldare l'aria, dalle sue parti, dove e' nato, fa sentire alla pelle che è ora di svegliarsi e produrre melanina. Mentre a Torino la pelle capisce solo che forse potrà essere un po' meno coperta, ma di produrre melanina ancora proprio non ne vale la pena...

L'azzurro del cielo in realtà non e' quello che gli appartiene, qui e' più blando, slavato.
Nella sua terra, la Puglia, l'azzurro e' accecante, perché è denso del forte sole che è degno di riflettersi sulle pareti bianche delle solide e vecchie case fatte di blocchi di pietra.
Il colore di Torino non e' l'azzurro. Hanno ragione Fruttero e Lucentini, il colore di Torino e' il viola.
No, Non pensate a niente di funebre. Son le sfumature di un bel cielo al tramonto che qui tendono al violetto, e si riflettono sui palazzi piu' chiari e cambiano le ombre di quelli piu' scuri.

Sono le otto e mezza di mattina. Non fosse domenica, adesso vedrebbe macchine dappertutto. E' proprio per questo che invece di mettersi subito a studiare e' uscito di casa a fare due passi ("l'esame e' tra dieci giorni", gli ricorda la coscienza, "e ancora non hai finito il programma..." "E vabbo' fa nulla..." risponde lui....) Quella strana pace, in ritardo di almeno un paio di ore rispetto al solito orario dei giorni feriali, lo fa sentire in un altro posto.

Uscendo da via Sant'Ottavio su via Po gira a sinistra. Il sole, che non e' molto alto e sulle colline, fa un gioco di penombra strano con i palazzi dall'altre parte del Po. L'aria e' tersa, e le distanze percepite si riducono. Sa bene che per arrivare con calma sul monte dei cappuccini, dare
un occhiata al panorama etornare ci metterà almeno un'ora, un'ora e mezza forse, e una volta ritornato questa pace non ci sarà piu'.
Il tempo di arrivare ad una decisione e' lo stesso che gli serve per arrivare all'altezza del caffè Elena. Cammina su piazza Vittorio, in pieno sole e decide di non andare oltre. Vuole godersi un po' il centro senza fretta. si gode un po' la luce del sole sulla faccia prima di fare dietro-front, dando appuntamento al sole in piazza castello qundo sarà un po' più alto.

E' solo in giro, ma e' meglio. Se fosse con qualcuno dovrebbe forse parlare, chiacchierare. Si accorge in quel momento che forse... Eh già, da quando si e svegliato ancora non ha proferito parola ! No, gli sbadigli non contano... La lingua non ha articolato nulla, se non buttar giù i sorsetti dalla tazzina di caffe caldo e un simil saccottino con marmellata all'albiccoca comprato in confezione famiglia il giorno prima.

Quand'era piu' piccolo (otto anni?) in quello stesso periodo faceva colazione con un boccale da birra di succo di frutta alla pera fresco e una (o forse due...) merendine, vestito in canottiera e mutande per il caldo della notte, su una sedia con la seduta di similpelle che gli faceva sudare
le gambe, appiccicandole senza apparente fastidio, almeno fino a quando non si fosse alzato.

Era stato quel ricordo che lo aveva convinto a mettere nel carrelo la confezione di saccotini, con un sorriso sulle labbra.

La necessità di prelevare qualcosa al bancomat lo spinge ad attraversare la strada ("già che ci sono...") e pensa che dopo tutto e' meglio stare da quel lato: e' più facile incontrare il sole di là.

...............

continua? E chi lo sa....

martedì 21 marzo 2006

Claque di berlusconi: articoli copia e incolla

Ri prendo dal blog di Luca Sofri, http://www.wittgenstein.it/, un post che dice qualcosa di cui mi ero accorto.
Almeno faccio copia e incolla pure io....
QUOTO:
Fantastico: nel raccontare gli applausi a Berlusconi a Vicenza e le dimissioni di Della Valle, Corriere.it e Repubblica.it usano le stesse identiche preordinate parole nei rispettivi articoli, refusi compresi. Ogni claque è bella a mamma sua.
E allora, ecco il Corriere:
"Dopo lo scontro con Berlusconi, dopo gli applausi che ne hanno accompagnato l'intervento al Convegno di Primavera, dopo le dimissioni di Della Valle, i vertici di Confindustria dovranno tornane a fare i conti con i proprio equilibri interni. E con la necessità di interpretare, se non una spaccatura, sicuramente un segnale che Vicenza ha voluto dare alla presidenza Montezemolo. È innegabile che, claque - che l'organizzazione stima in almeno 300 rappresentanti delle amministrazioni locali - o meno, il Capo del Governo abbia risvegliato nella platea degli industriali veneti, convinzioni e timori mai sopiti: primo fra tutti la paura di una sindacalizzazione delle piccole imprese, ma anche la certezza che l'Irap, con il centrosinistra, non verrà mandata in soffitta per direttissima. Insomma, l'ormai famoso abbraccio fra Prodi ed Epifani al congresso della Cgil, sembra essere rimasto ben impresso nell'immaginario industriale. Da più componenti dell'associazione del resto, lo stesso rapporto impostato da Montezemolo col sindacato, viene giudicato con riserva: l'apertura, viene rimproverato, non ha pagato, non ha prodotto risultati soddisfacenti.
Proprio per questo le riunioni di vertice di mercoledì e giovedì, assumono particolare importanza. Il Direttivo servirà infatti per tirare le fila del dopo-Vicenza, in un anno in cui proprio l'organismo della squadra presidenziale dovrà essere rinnovato (assemblea di maggio). La Giunta sarà invece, con ogni probabilità, il teatro del confronto con le componenti che rimproverano ai vertici l'assunzione, negli ultimi tempi, di posizioni troppo vicine al centro sinistra"
Ed ecco Repubblica:
"Dopo lo scontro con Berlusconi, dopo gli applausi di parte della platea che ne hanno accompagnato l'intervento al Convegno di Primavera, dopo le dimissioni di Della Valle, i vertici di Confindustria dovranno tornane a fare i conti con i proprio equilibri interni. E con la necessità di interpretare, se non una spaccatura, sicuramente un segnale che Vicenza ha voluto dare alla presidenza Montezemolo.
E' innegabile che, claque (come in molti sostengono) o meno, il capo del governo abbia risvegliato nella platea degli industriali veneti convinzioni e timori mai sopiti: primo fra tutti la paura di una sindacalizzazione delle piccole imprese, ma anche la certezza che l'Irap, con il centrosinistra, non verrà mandata in soffitta per direttissima. Insomma, l'ormai famoso abbraccio fra Romano Prodi e Guglielmo Epifani al congresso della Cgil, sembra essere rimasto ben impresso nell'immaginario industriale.
Proprio per questo le riunioni di vertice di mercoledì e giovedì assumono particolare importanza. Il direttivo servirà infatti per tirare le fila del dopo-Vicenza, in un anno in cui proprio l'organismo della squadra presidenziale dovrà essere rinnovato (assemblea di maggio). La giunta sarà invece, con ogni probabilità, il teatro del confronto tra le varie "anime" dell'associazione"
Repubblica.it, Corriere.it [*]

QUOTO:

lunedì 20 marzo 2006

21 caratteri

“Qual'eminenza di mente fu quella di colui che s'immaginò di trovar modo di
comunicare i suoi più reconditi pensieri con i vari accozzamenti di venti
caratteruzzi sopra una carta.”

Galileo Galilei